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La vita e i problemi di Vanona

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Venerdì siamo andati a Befeta, partiti all’alba e rientrati al tramonto: troppo pericoloso restare una notte. Abbiamo incontrato Olga e la sua famiglia. Sono distrutti, sfiniti, affranti, spaventati, provati da notti insonni e dalla consapevolezza di non potersi opporre al potere della corruzione e della “mafia” locale.

Due settimane fà una famiglia è stata bruciata viva nella propria abitazione: padre (Razefa), madre (Rina) e due figli, una bambina di 6 anni (Hantatiana) ed un bambino di 12 (Paonina); il terzo (Hery) si è salvato gettandosi da una finestra, riportando ustioni ed un trauma che resterà indelebile nella sua testa e nel suo cuore per tutta la vita. E’ importante sapere i loro nomi, ricordare le loro facce, i loro sorrisi, i loro occhi perché troppo spesso ci sentiamo lontani dai dolori di migliaia di bambini che subiscono sorti simili in tutto il mondo. Alcuni di voi li hanno incontrati, fotografati, sono sul calendario di ISF e nel libro di Enrico. Io non posso dimenticare una notte intorno al fuoco con loro ed un’altra ventina di bambini del gruppo Enfants Creatifs mentre raccontavo storie di quando avevo la loro età. Ho giocato e scherzato con loro, li ho ascoltati, sono stato preso in giro ed ho fatto altrettanto, e adesso tutto questo non sarà più possibile. Sono stati uccisi barbaramente da persone che avevano il timore di essere riconosciute, perché alcuni dei banditi potrebbero essere del villaggio stesso. Hanno appiccato il fuoco e li hanno lasciati morire fra il fumo e le fiamme. Tutta questa violenza per 30 tacchini, 6 sacchi di arachidi e 800.000 ariary ( 300,00 euro circa); erano una quindicina i Dahalo (i banditi); cià significa che ognuno di loro ha ottenuto 2 tacchini, un quinto di sacco di noccioline e circa 20 euro. Questo è il valore della vita in Madagascar, si può morire per questo?

Gli abitanti del villaggio sono rimasti nelle loro capanne, terrorizzati. Nessuno ha avuto il coraggio di uscire per aiutarli, sentivano gridare, implorare, ma non si sono mossi; i due militari di turno erano a letto con qualche ragazzina oppure sono stati pagati dai banditi stessi per essere lontani. E la giustizia? La polizia non sta muovendo foglia, il sindaco ed altre persone stanno cercando di addossare la colpa a Olga e la sua famiglia perché sanno che sarà l’unica a battersi per la verità. I testimoni? Hery si è gettato da una decina di metri con il corpo in fiamme e si è buttato in una pozza d’acqua per poi svenire; due ragazzine – Lucien ed Elouà – hanno visto dalla finestra della loro casa la scena, hanno riconosciuto alcuni dei banditi, sono in pericolo anche loro. Per alcune notti hanno dormito in case diverse e giovedì sono partite all’alba per venire a Fianarantsoa da Delphin. Hanno fatto 30 km a piedi, era buio quando le abbiamo viste entrare in casa con le due sorelline più piccole, come topolini spauriti ; erano stanche, affamate e fradice per la pioggia incessante. Sono rimaste a dormire qua ed hanno raccontato per la prima volta ciò che hanno visto: è sconcertante ed eviterò di descriverlo. Il peso della verità è tutto su due ragazzine. Delphin ha registrato e scritto il loro racconto, ieri sera hanno continuato a parlare fino a tarda notte, non vogliono tornare alle proprie case, qui si sentono protette. Vanona ha deciso di portare avanti un’inchiesta privata, venerdì siamo andati alla casa, abbiamo fatto foto e riprese ed intervistato alcune persone registrando tutto: le testimonianze dei vicini sono orribili, in alcuni momenti avrei voluto non conoscere la lingua e restare nell’ignoranza. Delphin e Olga mi hanno chiesto di raccontare questa tragedia e lo farò!

Gli aspetti più duri da sopportare di questa storia drammatica sono l’omertà spesso frutto della paura di fare la stessa fine, la compiacenza e corruzione della polizia e l’opportunismo del sindaco, pronto da subito a trasformarla in propaganda politica per infangare, screditare e contestare il lavoro di Vanona e le qualità di Olga. Per chi non la conoscesse è una donna che non ha studiato, ha imparato a leggere, scrivere e usare il computer da quando collabora con Delphin, ma soprattutto, da sola porta avanti buona parte delle attività di Vanona. In un Paese in cui il ruolo ed i diritti della donna sono praticamente nulli è riuscita ad imporsi ed essere un punto di riferimento per centinaia di persone. Venerdì abbiamo parlato molto, ha gli occhi segnati dalle lacrime e dalla stanchezza, non si da pace, è spaventata ma al tempo stesso determinata. Continuava a guardare la foto dei  bambini morti e non smetteva di parlare, sembrava un fiume in piena: si è sfogata con noi. Come alcuni sapranno, oltre a questa vicenda ci sono i problemi legati all’installazione dei pannelli fotovoltaici ed il loro utilizzo, le gelosie che ne sono scaturite ed alcuni problemi familiari compresa la salute della madre. Nell’ultimo mese un gruppo di persone ha minacciato di ucciderli tutti e portargli via il bestiame che stanno allevando, altri hanno seminato e lavorato la loro terra, un esproprio appoggiato dal sindaco: rivolgersi alla polizia è stato finora inutile! Oggi ho appreso da Olga che volevano uccidere anche me e Delphin al ritorno e che ci hanno fatto una specie di makomba per farci colpire da un fulmine se nessuno ci avesse eliminati per strada.

Questa e molto altro è la situazione di Befeta, un comune a soli 39 km da Fianarantsoa, la cosiddetta capitale universitaria. Questa è la realtà di Vanona.

Ascoltare Delphin incoraggiare Olga e sentire frasi come

non è importante se ci uccidono, non dobbiamo arrenderci alle minacce, perché più ne subiamo e più ci rafforziamo significa che anche loro hanno paura; il nostro ruolo è quello di proteggere i più deboli, essere un punto di riferimento, combattere le ingiustizie e mettere in luce tutto ciò che viene tenuto volutamente nell’oscurità

mi ha dato ancora più motivazioni. Non posso spiegarvi la rabbia che ho dentro, sento il dovere di aiutarli in qualsiasi modo, a tutti i costi!

La speranza che non ci siano altri Hantatiana e Paonina ce la danno 1200 bambini e ragazzi partecipanti alle attività di Vanona, ma non possono portare da soli il peso di cambiare il loro piccolo mondo.

Cosa possiamo fare noi? Andare oltre le nostre paure, spesso schemi mentali che ci siamo creati per proteggerci da chissà cosa, parlare con più persone possibili di quello che stiamo facendo e della realtà che vivono ogni giorno i nostri amici, ma soprattutto agire e farlo subito. Sto scrivendo anche a me stesso, BASTA RIMANDARE! perchè per molti non ci sarà un DOMANI.

In questo preciso momento in cui leggete questa lettera vi chiedo di agire, prendete il telefono e raccontate questa storia, mandate una mail a chi conoscete, scrivete a Delphin delfinovanona@hotmail.fr, anche in italiano, mostrate la vostra solidarietà e coinvolgete tutte le persone che conoscete. Abbiamo anche bisogno di soldi, qui non ne hanno, potrà sembrarvi brutto chiedere un aiuto economico alla fine di questa lettera, ma è la realtà: qui Vanona con pochi spiccioli fà miracoli mentre vengono sputtanati milioni di euro che finiscono nelle tasche dei politici e che mantengono le strutture di grandi ONG. Soldi che vengono utilizzati in modo inappropriato senza rispondere ai veri bisogni delle popolazioni.

I programmi e le attività di Vanona sono fondamentali, quasi unici in questo Paese, abbiamo il dovere e la responsabilità di proteggerla e sostenerla, non so cosa accadrà a persone come Olga e Delphin, sento il dovere di accogliere il loro messaggio: se non ci saranno più qualcun’altro porterà avanti il loro lavoro, è una speranza che voglio contribuire ad alimentare, Vanona è un patrimonio umano troppo importante e ci restituirà molto più di qualsiasi cosa si possa darle. Ve lo assicuro perché io stesso l’ho provato e lo sto vivendo!

Grazie a tutti

Massi


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